A new human species in the Philippines: another twist in the mystery of the human stand in Eastern Asia


Una nuova specie umana nelle Filippine infittisce il mistero del popolamento umano in Asia orientale


Fig. 1


Si aggiunge un altro tassello al mosaico dell’evoluzione umana. La scoperta è avvenuta nella Grotta di Callao, sull’isola di Luzon nelle Filippine, dove gli archeologi hanno ritrovato dei reperti ossei appartenenti ad una specie umana finora sconosciuta. L’ominide, denominato Homo luzonensis, è vissuto tra 50.000 e 67.000 anni fa, e si è meritato un posto nell’albero genealogico del genere Homo in quanto presenta caratteristiche diverse da tutte le altre specie già identificate.
L’antica presenza dell’Uomo nel sud-est asiatico è nota solo da qualche decennio, quando sull’isola di Flores (Indonesia) furono rinvenuti i resti di un piccolo ominide che rivoluzionò l’idea del popolamento umano nella Preistoria: Homo floresiensis (Brown et al 2004). La notizia fu sensazionale perché, data la geografia di queste zone, è difficile immaginare come i gruppi umani primitivi potessero spostarsi, dovendo fare i conti con le correnti oceaniche del Pacifico.
Le ricerche nella Grotta di Callao hanno avuto inizio nel 2003 e, negli ultimi anni, hanno restituito un numero abbastanza consistente di reperti umani: tre ossa delle dita del piede, sette denti, due ossa delle dita della mano e la porzione di un femore. Le analisi paleoantropologiche hanno determinato che questi resti appartengono ad almeno tre diversi individui. Gli scienziati hanno tentato di estrarre il DNA, ma senza successo, in quanto la sua conservazione è molto rara quando si parla di reperti così antichi e così soggetti al caldo e all’umidità del clima tropicale. La loro particolarità, però, sta nel fatto che differenti tratti morfologici hanno inaspettatamente rivelato un mix di caratteristiche moderne ed arcaiche, che hanno spinto i ricercatori ad approfondire gli studi. Nello studio dei reperti ossei, i paleoantropologi prendono in considerazione differenti parametri morfologici e dimensionali di ogni porzione scheletrica. Per ogni nuovo ritrovamento tali parametri vengono confrontati con quelli caratteristici di altre specie umane già note, con l’obiettivo di trovare dei tratti in comune ed essere quindi in grado di attribuire i resti analizzati ad una specie definita. Per Homo luzonensis, i denti sono gli elementi più controversi. Essi hanno delle dimensioni molto ridotte rispetto agli ominidi più arcaici, e morfologicamente sono molto più vicini a quelli della nostra specie, Homo sapiens, o specie più recenti (Homo neanderthalensis, Homo floresiensis). Tuttavia, essi presentano anche alcuni tratti assimilabili a forme umane più arcaiche, come le australopitecine e i parantropi. Uno dei molari, per esempio, ha tre radici, una caratteristica ormai praticamente assente nei denti moderni. Le ossa del piede e della mano, al contrario, mostrano dei tratti molto arcaici, assimilabili a quelle del genere Australopithecus. Le ossa delle australopitecine, in genere, presentano una morfologia a metà strada tra le grandi scimmie e le specie umane moderne, e sono tipicamente associate alla capacità motorie di arrampicarsi sugli alberi miste a vari gradi di bipedismo (Stern et al 1983). Tuttavia, al momento i reperti sono troppo pochi per avanzare delle ipotesi circa le modalità di deambulazione e le abilità manuali di Homo luzonensis.
La scoperta ha interessato la comunità scientifica, sollevando molte domande. La relazione tra questa nuova specie e le altre contemporanee, per esempio, è ancora tutta da chiarire. Nel tardo Pleistocene, infatti, l’Asia orientale era un luogo parecchio affollato, vista la varietà di specie umane differenti che lo popolavano: Homo sapiens, Homo floresiensis, l’uomo di Denisova e forse un’altra specie da poco identificata in Cina (Li et al 2017). La domanda più importante, per il momento, resta quella del come questi ominidi siano riusciti a raggiungere la Grotta di Callao. Come per l’isola di Flores, infatti, anche il raggiungimento dell’isola di Luzon presenta un ostacolo non indifferente, costituito dall’attraversamento di un consistente braccio di mare, che non tutti credono sia possibile sostenere senza delle imbarcazioni. Studi genetici più approfonditi e, si spera, il ritrovamento di altri reperti potranno in futuro completare l’intrigato quadro del popolamento umano nella Preistoria dell’Asia.




A new human species in the Philippines: another twist in the mystery of the human stand in Eastern Asia


Another piece joins to the puzzle of the human evolution. The discovery occurred in the Callao Cavee, on the island of Luzon in the Philippines, where the archaeologists found some osseous finds belonging to an up-to-now unknown human species. The hominid, called Homo luzonensis, lived on the island between 50.000 and 67.000 years ago, and he gained a place in the genealogical tree of Homo since his bones show several features different from all the other human species already identified.
The ancient presence of Humans in south-east Asia is known only from some years, when on the island of Flores (Indonesia) the remains of a little hominid were recovered, changing the idea of the human stand in Prehistory: Homo floresiensis (Brown et al 2004). The news was sensational because the geography of these area makes difficult to imagine how the primitive human groups could move, having to deal with the Pacific oceanic currents.
Researches at Callao Cave started in 2003 and, during the last few years, they gave back a consisting number of human remains: three bones of the foot fingers, seven teeth, two bones of the fingers of the hand and the portion of a femur. Paleoanthropological analyses have determined that these remains belong to at least three distinct individuals. The scientists tried to extract the DNA from these finds, but with no success, as its conservation is very rare when we speak about bones so ancient and so subject to the warmth and to the humidity of the tropical climate. Anyway, their particularity lays in the fact that different morphologic features unexpectedly revealed a mix of modern and archaic characteristics, that pushed the researchers to investigate more deeply. During the study of the bone remains, the paleoanthropologists take into account different morphological and dimensional parameters of each skeletal portion. For every new find, such parameters are confronted with those characteristics of other known human species, with the objective to find out which features they have in common and being therefore able to attribute the analysed bones to a defined species. For Homo luzonensis, teeth are the more controversial elements. They are smaller than the ones belonging to archaic hominids, and their morphology is very close to teeth of our species (Homo sapiens), or of more recent species (Homo neanderthalensis, Homo floresiensis). However, they also show some features comparable to more archaic human species, like the australopithecine and the Paranthropus. One of the molars, for example, has three roots, an almost absent characteristic in the modern teeth. The bones of the foot and the hand, on the contrary, show very archaic features, comparable to the Australopithecus. The morphology of the australopithecine’s bones, generally, stands between great apes and modern humans, and they are typically associated to motor abilities like scramble on trees and various degrees of bipedalism (Stern et al 1983). However, at the moment the number of finds is not enough to advance hypotheses about the mobility and the manual abilities of Homo luzonensis.
The discovery intrigued the scientific community, raising many questions. The relation between this new species and the contemporary ones, for example, is yet to be clarified. In the Late Pleistocene, in fact, eastern Asia was a very crowded place, because of the variety of human species that lived in it: Homo sapiens, Homo floresiensis, the Denisova Man and perhaps another species recently identified in China (Li et al 2017). The more important question, for now, remains how these hominids reached Callao Cave. Like for Flores island, in fact, also the attainment of Luzon island has some obstacles, constituted in the crossing of a consisting stretch of sea, which many scholars do not believe is possible without boats. Genetic studies and, hopefully, the discovery of other finds will be able in future to complete the intrigued picture of the human stand in Asia during the Prehistory.


Fig. 2

References:
Détroit F., Mijares A. S., Corny J., Daver G., Zanolli C., Dizon E., Robles E., Grün R., Piper P. J. 2019. A new species of Homo from the Late Pleistocene of the Philippines. Nature 568, 181–186.
Brown P., Sutikna T., Morwood M. J., Soejono R. P., Jatmiko E., Saptomo W., Due R. A. 2004. A new small-bodied hominin from the Late Pleistocene of Flores, Indonesia. Nature 431, 1055–1061.
Stern J. T. J. Jr, Susman R. L. 1983. The locomotor anatomy of Australopithecus afarensis. American Journal of Physical Anthropology 60, 279–317.
Li Z.Y., Wu X.J., Zhou L.P., Liu W., Gao X., Nian X.M., Trinkaus E. 2017. Late Pleistocene archaic human crania from Xuchang, China. Science 355, 969–972.

Didascalia immagini / images:
Fig. 1: denti di Homo luzonensis; Homo luzonensis’ teeth (Détroit et al 2019).
Fig. 2: (a-b) falange delle dita del piede di Homo lozonensis; phalanx of Homo luzonensis’ toes (Détroit et al 2019). (c) confronto con lo stesso osso appartenente ad altre specie umane; comparison with the same bone belonging to other human species. (d) micro-CT dell’osso; bone’s micro-CT. (e) posizionamento dei landmarks per l’analisi morfometrica dell’osso; landmarks positioning finalised to the morphometric analysis of the bone.


Eva Francesca Martellotta



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